S’ignora
drammaturgia di Fabio Massimo Franceschelli
da un soggetto di Francesca Guercio
Atto unico. Durata 60’
Una donna arrivata alla soglia dei quarant’anni. Una signora. Dunque. Sola, in scena. Con le sue voci, le sue maschere, le sue mani. E l’aiuto della musica.
Una signora sola, in scena. Anzi, fuori scena. Per un po’. Poi anche sopra, dentro, intorno. Riflette tra sé e cerca la complicità degli spettatori in un “flusso” di pensiero che trova la propria “coscienza” nella forza centripeta di una personalità fermamente intenzionata a esistere e non a resistere. Pure in mezzo alle sconsolanti considerazioni sul lavoro nel mondo del teatro, sui rapporti con gli uomini, sugli stereotipi della femminilità, sulla ghettizzazione della cultura, sulle costrizioni della seduzione, sul tedio dei giochi di ruolo, sul senso della maternità…
Qualcosa è vero; qualcosa è falso ma potrebbe pure essere vero. Vero per qualcuno, falso per qualcun altro. Perché un attore che scelga d’esser tale deve necessariamente confrontarsi con Autore e l’Autore non può che accogliere e raccogliere le contraddizioni. Soprattutto se la Signora… s’ignora!
Note di regia:
Meglio avere sempre con sé una scopa.
Non c’è niente da ridere!
Per questo è piacevole farlo. Raschiarsi dal fondo delle esperienze sedimentate e vedere quel che resta, in una specie di alchimistica opera al nero.
È un gioco con il quale ci si può trastullare a qualunque età. E da qualunque sesso. Ma è più ferocemente divertente se a farlo è una presunta signora che, deliberatamente, s’ignora e – constatata l’assenza di prìncipi – si gode il piacere birichino di far la ranocchia negli stagni fangosi e insieme pieni di ninfee.
Un po’ per celia, un po’ per non morire.
Commuoversi, però, è vietato!
Per questo se lo fate è meglio.